
Quando è che l'attenzione a ciò che succede, o può succedere, si fa patologica? Perché può capitare che ci si senta in pericolo anche se non c'è nulla da temere? Un percorso di auto-conoscenza che rinsaldi le sicurezze personali e ridimensioni la esigenza di vigilanza.
Quando è possibile che succeda qualcosa di male, oppure quando siamo in una condizione di pericolo ci sembra normale provare inquietudine o paura. In quei casi siamo pronti a accettare l’idea che ansia e paura sono prodotte da specifiche strutture nervose “fatte apposta” per quello; infatti, sono sentimenti programmati per la sicurezza dell’individuo, senza i quali si sarebbe in pericolo perché non si sarebbe vigili quanto è necessario, oppure non si avrebbe lo stimolo a allontanarsi da ciò che può nuocere. Ansia e paura … sono necessarie: sono cose buone!
Tutto ciò è vero, ma è assai difficile da ricordare ed accettare con sollievo, quando “è troppo”! Oppure quando non riusciamo a capire cosa è che attiva in noi quei sentimenti; quando sentiamo di avere paura, ma non riusciamo a capire di cosa! In quei casi si genera uno stato di allarme diffuso che continua anche se ci si dice che non c’è nulla da temere veramente. Ed è possibile che nei casi più gravi la paura che ne segue giunga a paralizzarci.
Stati d’ansia
Sono condizioni di inquietudine persistente che non hanno nessun motivo conosciuto, e forse proprio per questo sono ancora più dolorose.
Il sentimento che si prova in questi casi viene definito “ansia libera”, perché può associarsi a qualsiasi cosa o a ogni circostanza anche banale. E può presentarsi in ogni momento. La condizione si fa più difficile quando l’ansia produce insonnia o inappetenza; oppure quando, come avviene in altri casi, compaiono sensazioni di stanchezza e un particolare disordine della alimentazione detto “fame nervosa” perché induce ad assumere alimenti in eccesso spesso anche di bassa qualità.
Per uscire da questa condizione è necessario porsi in uno stato di attenzione verso di sé, in un ambiente professionale nel quale non ci senta giudicati per il disagio “inutile” che si sta attraversando, ma –al contrario- si parta proprio dal disagio per capire come uscirne con le proprie forze.
Attacchi di Panico
Il Disturbo di Attacco di panico (DAP) è una delle manifestazioni più dolorose e gravi dell’ansia. Può presentarsi con i contenuti più diversi: dall’idea che si soffra di una malattia che i Medici non riescono a individuare, alla paura di un malore improvviso, al timore di non essere più in grado di guidare l’auto, o che in un “momento di pazzia” si faccia del male a sé o ai familiari. Frequentemente non si riesce a sostenere l’attesa del proprio turno in una fila alle Poste o al Mercato e si teme di “fare una brutta figura” se ci si sentisse male.
La persona finisce con il chiedere di essere sempre insieme a qualcuno di famiglia che la possa eventualmente soccorrere. Ciò la costringe a rinunciare a molte delle sue attività e –nei casi più sfortunati- diventa problematico anche dedicarsi al lavoro, quando esso comporta uscire di casa o stare da soli.
E’ una patologia che di fatto è invalidante, anche se questo aspetto è ampiamente sottovalutato. E non sempre si tiene in considerazione che è una patologia che tende ad aggravarsi nel tempo. Infatti, gli attacchi tendono a farsi sempre più frequenti e di intensità maggiore.
E’ necessario agire tempestivamente, senza sminuire la gravità delle prime manifestazioni né pensare che non ci siano rimedi. Anche in questi casi è necessario un sostegno psicologico che aiuti a centrare l’attenzione su di sé, partendo dalle sensazioni di inquietudine per trovare i modi di uscirne “da soli”, resistendo proprio a quella dipendenza dagli altri che la patologia fa apparire necessaria.