Rapporti di coppia e familiari.
Le relazioni più importanti sono spesso conflittuali, perché si costruiscono in una quotidianità che fa apparire falsamente tollerabili le diversità di prospettive e aspettative di ciascuno. Un esame delle difficoltà emerse propone un nuovo assetto relazionale.

Quando c’è il conflitto
Tra i partners o tra i componenti la famiglia possono verificarsi screzi di varia natura e gravità tali da far diventare difficile anche solo parlarne.  

Ciò nonostante, in un ambiente professionale di trattamento psicologico che garantisca un’attenzione neutrale e solidale nei confronti di tutti, i partners o ciascuno dei componenti la famiglia possono trovare lo spazio (e il metodo) di una discussione che renda possibile trovare una “conciliazione” o quantomeno una via d’uscita al disagio di una conflittualità poco gestibile.  
 
Quando non c’è il conflitto
Esistono casi nei quali –pur non essendosi manifestate contrapposizioni gravi- i rapporti di coppia e familiari risultano essersi fatti difficili.
Questi, spesso, sono i casi nei quali il fatto di vivere più o meno sempre insieme ha nascosto che con il tempo ciascuno dei componenti la coppia o la famiglia può aver costruito per sé aspettative diverse da quelle degli altri. Diverse da quelle che originariamente erano condivise da tutti e nello stesso modo.
Non si tratta di un allontanamento affettivo (e perciò non ci si fa caso), ma di fatto è come se non si lavorasse tutti insieme per uno stesso obiettivo, perché ciò che originariamente era prioritario negli interessi di tutti non lo è più.
Questo accade perché in qualcuno emergono altre esigenze, oppure perché si ritiene che quanto s’è fatto in qualche direzione inizialmente condivisa sia stato già sufficiente, e che è giunto il momento di “dedicarsi ad altro”. Oppure ancora, succede solo che con il tempo ciascuno cambia anche notevolmente rispetto agli altri e il cambiamento che si realizza a poco a poco, impercettibilmente, comporta che l’attenzione venga posta su nuovi obiettivi, propri di ciascuno, ma non più condivisi da tutti. Senza che se ne parli mai: vuoi perché il problema non è visto nella sua sostanza, vuoi perché non si saprebbe che dire. Ciò rende la difficoltà del rapporto ancor più rilevante e dolorosa.
Quando ci si accorge di questo –nonostante si riscontri che l’amore e il rispetto reciproci restano saldi- la coppia o la famiglia vanno in crisi. C’è sempre qualcuno che si sente “tradito” dal fatto che il partner abbia cambiato opinione e non condivida più aspettative e obiettivi inizialmente comuni. 
Sulle prime si pensa che con un po’ di tolleranza reciproca si potrà evitare di discutere in termini –appunto- di “tradimento”. Si pensa anche di poter indurre il partner –o un componente della famiglia- a “tornare quello di prima”, o di riuscire a contenere e limitare la insoddisfazione di ciascuno. Ma tenendo conto di quanto esposto prima, non sempre è facile né una cosa, né l’altra.
Ciò nonostante, anche in casi come questi, un’accoglienza professionale di tipo psicologico può facilitare la ripresa di una discussione tra i partners o ciascuno dei componenti la famiglia, e che si ripristini una “unità di intenti”.
 
I conflitti generazionali e tra genitori e figli
La nostra è certamente un’epoca difficile. Sembra che non ci sia più un “modo giusto” di fare i genitori. E anche i figli!
Si pone l’esigenza –sia per i genitori che per i figli- di corrispondere alle reciproche aspettative complementari. Che sono nuove e da definire.
Anche in questo caso, un trattamento psicologico facilita l’attenzione dell’ascolto e l’efficacia della comunicazione.

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