Anoressia, Bulimia, "voracità" che comportano obesità erano relativamente sconosciute fino a cinquanta anni fa. Oggi sono molto diffuse e rappresentano un grande pericolo per chi ne soffre. Proponiamo strategie di superamento dei disturbi, veloci quanto serve, agendo sui contenuti emotivi relativi al cibo e al proprio corpo.

Ci sono dei corrispettivi psicologici del “mangiare” che fino agli anni ’70 del secolo appena passato erano poco evidenti e non apparivano importanti. Fino ad allora, infatti -anche per un benessere meno diffuso soprattutto nelle classi meno agiate- si mangiava per nutrirsi “e basta”, senza badare molto né alla qualità dei cibi (peraltro certamente migliore di molti di quelli di adesso), né alla conseguenza su "la linea" che attualmente è diventata un assillo cui si concede un’attenzione costante.

Se si consulta un Manuale di Psichiatria pubblicato prima di quegli anni, si scopre anche che patologie poi diventate diffuse e gravi quali l’Anoressia e la Bulimia erano sostanzialmente sconosciute. O riguardavano un numero di persone ristrettissimo!
Da cosa dipende, allora, che molte persone siano attualmente a disagio per il loro rapporto con il cibo?
 
Quando si mangia in eccesso
Molte persone afflitte da obesità o vicine a quella condizione, anche se cercano di limitarsi, a volte sono prese da una voracità che non riescono a contenere. Frequentemente, il cibo assunto in eccesso non è quello dei pasti principali che spesso è regolato da un regime dietetico loro prescritto da qualche Specialista al quale si sono già rivolte. Ciò che si mangia di troppo sono alimenti assunti nel corso della giornata, tra un pasto e l’altro; piccole cose come un dolce al bar, o qualche prodotto confezionato industrialmente, ma di contenuto calorico tale da sbilanciare il giusto rapporto nutrizionale.
In sede di intervento psicologico è possibile evidenziare che “la voglia” di mangiare quel tipo di cose dipende dall’esigenza di sentirsi bene con se stessi. Dipende da un desiderio immediato di assecondare un impulso a prendere per sé una cosa piacevole. Però, poi la bilancia …
In questi casi, l’intervento psicologico si muove al sostegno della capacità di dare uno STOP al cedimento a quella “voglia”. Si produce il rinforzo della motivazione a un’autentica vigilanza contro quelli che alla persona stessa appaiono eccessi. Si scoprono, così, altri modi di soddisfarsi e di sentirsi bene con se stessi.
 
Anoressia e Bulimia
Si tratta di due patologie psichiche che colpiscono persone giovani –in prevalenza donne- e che possono portare alla Morte. Pertanto, ogni atteggiamento che faccia rinviare il ricorso a un intervento psicologico appare incauto, inopportuno, anche in considerazione del fatto che i danni emergenti sono progressivi e che “il tempo gioca contro” la possibilità che se ne esca senza conseguenze anche permanenti.
Nella maggioranza dei casi, la persona sostiene di vedersi soprappeso; addirittura obesa! Per questo, nei casi di Anoressia, tende progressivamente ad assumere sempre meno cibo. Nei casi di Bulimia, la fantasia di una propria obesità “trova rimedio” nel procurarsi il vomito immediatamente dopo ogni pasto.
In breve tempo, la perdita di massa corporea è grave (ed è evidente a tutti, ma non alla persona), ma ella spesso se ne dice addirittura non ancora soddisfatta. Si producono anche forti tensioni interne alla famiglia, dovute alle comprensibili pressioni, che sono respinte e restano prevalentemente senza effetto.
Si rende necessario un intervento professionale tempestivo che faccia superare il disturbo, agendo sui contenuti emotivi relativi al cibo e al proprio corpo.

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